Anche i lavoratori desiderano la flessibilità

30 Agosto 2018 Opinioni

Quest’estate, veniva raccomandato per motivi di salute di rimanere al fresco per combattere l’ondata di caldo. Nelle discussioni su come rendere più flessibile il diritto del lavoro, sarebbe stato opportuno anche non lasciarsi surriscaldare dal dibattito politico. Ai sindacati piace tuttavia evocare con toni emozionali e allarmistici, «l’abbandono brutale della protezione dei lavoratori», il «riposo domenicale gravemente minacciato» o il «nuovo deterioramento delle condizioni di lavoro» e puntare il dito in preda al panico sulla «messa in pericolo delle principali disposizioni sulla protezione dei lavoratori».

Per ridare una certa obiettività al dibattito, occorre uno sguardo più sereno sulla realtà. Innanzitutto, il numero di lavoratori che potrebbero fare uso di condizioni di lavoro flessibili come richiesto da due interventi parlamentari è minimo. Attualmente, non è possibile quantificare esattamente i «lavoratori che svolgono una funzione dirigente e gli specialisti che godono di un’autonomia comparabile» e i «dipendenti che svolgono una funzione dirigente e gli specialisti che occupano una posizione simile» menzionati in questi interventi. È tuttavia evidente che in Svizzera, non più del 20 per cento della totalità dei lavoratori svolgono una funzione «dirigente» e che la maggior parte degli «specialisti» ne fanno pure parte. Del resto, è evidente che per i lavoratori in team e i dipendenti legati agli orari – in altre parole tutti coloro che non dispongono di autonomia in materia di durata del lavoro – non cambierà nulla. Inoltre, tutti i datori di lavoro non faranno certamente uso delle nuove disposizioni in questione.

Inoltre, è per lo meno discutibile dichiarare che l’esenzione dall’obbligo di determinare la propria durata di lavoro equivalga a un «deterioramento delle condizioni di lavoro» e corrisponda all’obbligo di essere disponibile praticamente 24 ore su 24. Al contrario, l’orario di lavoro basato sulla reciproca fiducia costituisce un vantaggio indiscutibile per i lavoratori che ne beneficiano. Esso lascia loro un’apprezzabile libertà per pianificare l’inizio e la fine del loro lavoro, le loro pause, i loro giorni di lavoro e quelli di vacanza. Una maggiore flessibilità anche per conciliare la loro professione con altri compiti, generalmente la custodia di bambini o diverse responsabilità familiari. Le persone che beneficiano di una maggiore autonomia e flessibilità sono generalmente più motivate e dunque più produttive – ciò che ha effetti positivi sui loro salari. Al contrario, numerosi studi scientifici mostrano che la mancanza di autonomia e di libertà di manovra sul luogo di lavoro è associata a problemi di salute. Rendere più flessibile la registrazione degli orari di lavoro è dunque positivo non solo per il datore di lavoro, ma anche per il dipendente.

 

Autonomia e flessibilità sul lavoro aumentano la motivazione e la produttività.

I fatti sono chiari: con la loro strategia basata sulle emozioni e il loro rifiuto di discussione, i sindacati stanno politicizzando le esigenze odierne per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro. Peccato per tutti quei dipendenti che occupano posti dirigenti e che vorrebbero beneficiare dei vantaggi di una maggiore flessibilità e autonomia nel loro lavoro quotidiano.