Aumenti sostanziali dei salari nonostante periodi turbolenti

30 Novembre 2022 Opinioni

Anche quest’anno si prevedono aumenti salariali consistenti, nonostante tempi turbolenti dovuti alle limitazioni dell’offerta e alla mancanza di manodopera. I datori di lavoro si oppongono alle nuove richieste per l’introduzione di un salario minimo – tanto più che i lavoratori con una formazione sono molto richiesti e questo si rispecchia positivamente sui salari.

È ancora troppo presto per trarre conclusioni sulle trattative salariali di quest’anno, dato che in molte imprese queste non sono ancora concluse. Nonostante ciò, si può già tracciare un bilancio intermedio.

Sebbene secondo i risultati di un recente sondaggio pubblicato da UBS si può considerare un aumento medio dei salari nominali del 2,2 per cento, il Centro per la ricerca congiunturale del Politecnico di Zurigo (KOF) prevede per l’anno in corso e il 2023 un mantenimento del potere d’acquisto. Questo perché per la seconda parte del 2023 si prevedono tassi di inflazione inferiori al 2 per cento.

Appare però evidente che nelle trattative salariali in relazione agli aumenti dei costi di vario genere, i datori di lavoro vengono sempre più responsabilizzati. L’opinione che la soluzione all’innalzamento dei premi di cassa malati, all’aumento dell’affitto o al costo della vita, sia di aumentare i salari, corrisponde ad una logica sbagliata. Piuttosto bisognerebbe differenziare i diversi costi e affrontare così i problemi in maniera specifica e a lungo termine direttamente alla radice, invece di camuffare i problemi aumentando i salari.

Uno sguardo agli ultimi dieci anni, mostra che in ben cinque anni è stata misurata una inflazione negativa e un anno l’inflazione era dello zero percento. Ciononostante, in questi anni ci sono state delle crescite sostanziali dei salari nominali. Questo ha portato ad una crescita media dei salari reali durante gli ultimi dieci anni dello 0,8 per cento. Seppure sia stato un anno difficile per le imprese, si prevedono delle crescite sostanziali dei salari. Questo è dovuto ad un aumento del potere di negoziazione dei lavoratori causato da un mercato del lavoro in difficoltà e ad una mancanza di manodopera. L’ampiezza dell’inflazione gioca spesso un ruolo secondario nella determinazione degli aumenti dei salari.

Inoltre, l’andamento congiunturale favorevole con un buon stato degli ordinativi nelle aziende non nasconde comunque il fatto che le sfide e i rischi sono stati raramente più importanti di quelli che si riscontrano in questo periodo. Ancora in settembre, la difficoltà di approvvigionamento e la mancanza di lavoratori erano i problemi più allarmanti. Anche ora, verso la fine dell’anno, la situazione per le aziende rimane poco chiara e difficile, in particolare a causa dell’indebolimento congiunturale e della minaccia di una penuria di energia.

Il salario minimo di 5000 franchi richiesto dai sindacati per apprendisti diplomati, indipendentemente dal settore e dalle regioni avrebbe ripercussioni negative non solo per i datori di lavoro, ma anche per i lavoratori stessi. Un salario minimo di 5000 franchi condurrebbe tante piccole e medie imprese (PMI) in situazioni finanziarie difficili, perché sconvolgerebbe in modo sostanziale la struttura dei costi. Inoltre, la cifra del salario minimo di 5000 franchi è arbitraria, il salario potrebbe anche ammontare a 4500 franchi o 5500 franchi.

Secondo l’ufficio federale di statistica, i divari salariali stabili rappresentano un risultato positivo nel mercato del lavoro svizzero aperto e liberale. Quest’ultimo è attualmente più arido di quanto lo sia stato per anni e in questo contesto un intervento inutile come quello di un salario minimo, richiesto da sindacati per persone che hanno concluso un apprendistato è dannoso e non comprensibile. Il mercato del lavoro necessita di artigiani e operai e l’esperienza dimostra che questa situazione ha un impatto positivo anche sui salari. Se le stime di UBS e KOF si rivelassero veritiere, queste rappresenterebbero un forte segnale per i datori di lavoro, di far partecipare sempre di più i propri dipendenti al successo dell’azienda. In queste circostanze non deve dunque sorprendere, se il potere d’acquisto dei dipendenti rimane pressoché invariato quest’anno e il prossimo.