Nell’ambito della revisione biennale dell’adeguamento delle rendite AVS/AI, prevista per legge, il Consiglio federale ha deciso di aumentarle del 2,5 per cento. L’adeguamento viene effettuato in base all’indice misto definito per legge, che tiene conto in egual misura dell’andamento dei prezzi e dei salari. In questo contesto, si ipotizza un tasso di inflazione del 3 per cento e un aumento dei salari del 2 per cento per il 2022, con un indice misto del 2,5 per cento. Questi adeguamenti, che comportano aumenti delle rendite tra i 30 e i 60 franchi al mese, comportano però anche costi aggiuntivi per un totale di 1,37 miliardi di franchi. Di questi, 1,21 miliardi ricadono sull’AVS.
Il Consiglio federale non adeguerà quest’anno il tasso d’interesse minimo per la previdenza professionale, lasciandolo nel 2023 all’1 per cento. Il tasso d’interesse minimo è un parametro importante per gli interessi sugli averi di vecchiaia nel regime obbligatorio LPP. I fattori decisivi per il livello del tasso d’interesse minimo sono i rendimenti degli investimenti negoziabili, vale a dire titoli della Confederazione, azioni, obbligazioni e immobili. Altri criteri sono la situazione finanziaria degli istituti di previdenza, l’inflazione o la sostenibilità del tasso di interesse minimo per le casse LPP e per gli istituti collettivi e comuni.
Per quanto riguarda l’aumento delle rendite AVS/AI, l’Unione svizzera degli imprenditori (USI) accoglie favorevolmente il fatto che il Consiglio federale basi il suo adeguamento sull’indice misto definito per legge, contrariamente alle tre mozioni parlamentari che chiedono un adeguamento straordinario al rincaro delle rendite AVS/AI. Al contempo, l’USI sottolinea che i costi aggiuntivi che ne derivano, pari a quasi 1,4 miliardi di franchi, rappresentano un onere per il principale sistema sociale. La riforma «AVS 21» appena adottata non deve far dimenticare che le conseguenze del cambiamento demografico stanno già gravando pesantemente sulla situazione finanziaria del primo pilastro.
Per contro, gli imprenditori comprendono solo in parte il motivo per cui il tasso d’interesse minimo LPP rimanga all’1 per cento. Anche se il più volte invocato aumento dei tassi di interesse ha un effetto positivo sui rendimenti attesi, a perdere valore per primi sono i titoli a interessi fisso nei bilanci degli istituti di previdenza. Gli effetti positivi delle mutate condizioni quadro economiche si fanno quindi sentire solo in un secondo momento. Anche alla luce degli effetti sui mercati dell’inflazione e della crisi ucraina, il finanziamento delle prestazioni nella previdenza professionale sta diventando sempre più difficile per i fondi pensione, in particolare per il regime obbligatorio LPP.