«Back to the roots»: l’AVS ha bisogno di ritmo nelle riforme

25 Settembre 2022 News

Dopo 25 anni di stallo, la riforma dell'AVS approvata oggi rappresenta una vera e propria pietra miliare. Si tratta ora di sfruttare questo slancio e stabilire un ritmo regolare di riforme come era il caso agli inizi della storia del primo pilastro. In ogni caso, nessuno degli schieramenti politici è a corto di idee.

Per la prima volta dal 1997, cioè da un quarto di secolo, oggi una riforma dell’AVS ha trovato maggioranze. O almeno una riforma degna di tale nome: le modifiche cosmetiche provvisorie e il finanziamento supplementare della RFFA hanno poco a che fare con una vera «riforma». Questa lunga pausa è in netto contrasto con gli adeguamenti regolari avvenuti nei decenni precedenti. Tra la sua introduzione nel 1948 e la metà degli anni ’90, il primo pilastro è stato oggetto di revisioni non meno di dieci volte. Ciò corrisponde a una media di una riforma ogni cinque anni.

È quindi logico, che dopo questa domenica, lo sguardo al futuro non deve orientarsi alla stasi degli ultimi anni, ma sul ritmo dei tempi addietro. Un sistema di sicurezza sociale come l’AVS deve essere adattato regolarmente all’evoluzione delle circostanze. Si pensi agli sviluppi demografici generati dal pensionamento dei baby boomer, all’aumento dell’aspettativa di vita o ai nuovi modelli di lavoro e alle biografie occupazionali. Queste sfide devono essere affrontate e risolte con proposte politiche concrete.

Chi crede che con il voto di oggi le rendite di vecchiaia scompaiano dall’agenda politica, si sbaglia di grosso: nei prossimi anni potrebbero arrivare alle urne altre sei proposte. Oltre alla riforma del secondo pilastro, sono sul tavolo l’iniziativa sul pensionamento dei Giovani liberali, «l’iniziativa sulle generazioni» nonché le due iniziative per la tredicesima AVS e l’utilizzo dei fondi della Banca Nazionale lanciata dai sindacati. A queste si aggiunge la prossima riforma dell’AVS, per la quale il Parlamento ha incaricato il Consiglio federale di elaborare un progetto entro la fine del 2026.

Insomma, non ci annoieremo e questa è una buona cosa. In termini di contenuto, la valutazione delle varie idee naturalmente diverge. Per i datori di lavoro, l’attenzione si concentra anche in futuro su una ristrutturazione sostenibile del sistema pensionistico. Resta da vedere quali mezzi verranno utilizzati per raggiungere questo obiettivo: l’importante è andare avanti, con il giusto senso della misura. È il momento di sfruttare lo slancio della domenica odierna ed entrare in un ritmo regolare di riforme.