Quando il comico Mike Müller commenta l’AVS su Twitter inizia la fase calda della campagna di votazione. Lo sfondo della sua dichiarazione è un tweet del copresidente del PS Cédric Wermuth sulla votazione del 25 settembre. Ha affermato che l’AVS non se la passava poi così male. “L’AVS è in buona salute”, ha risposto Müller, “a parte la macchina cuore-polmoni a cui è attaccata”. La discussione è sintomatica dello stato attuale del dibattito: quando la logica non è più d’aiuto, ci pensa la comicità.
Una certa esagerazione fa certamente parte di una campagna di votazione, siamo d’accordo. Ma quando si affiggono in tutto il paese manifesti che minacciano un aumento generale dell’età pensionabile – che non fa parte della proposta attuale – si raggiunge un nuovo livello di impertinenza. Non cambia nulla a ciò anche l’argomentazione secondo cui la votazione per AVS 21 aprirebbe la porta a tali discussioni. La stessa logica potrebbe essere utilizzata per rifiutare l’acquisto di nuovi aerei da combattimento: i vertici dell’esercito potrebbero in seguito proporre l’idea di procurarsi una portaerei per parcheggiare i jet sul lago di Lugano.
È lecito chiedersi il perché di tanta esagerazione ed emotività su un argomento così fattuale come la revisione dell’AVS. Insieme al clima e all’Europa, è uno dei temi più importanti dell’attuale legislatura. Si tratta della stabilità finanziaria del nostro più grande sistema di sicurezza sociale. Ma il nocciolo della questione è un altro. Si tratta della sovranità dell’interpretazione nella politica sociale di questo paese. Per decenni la sinistra ha avuto la certezza di poter portare avanti lo sviluppo dei servizi sociali o, in caso di disapprovazione, di impedirlo.
A prescindere dal risultato del 25 settembre, ci sono molti segnali che indicano che questi tempi sono finiti. I primi sondaggi suggeriscono che l’attuale rotta di collisione della sinistra non sia ben accolta nemmeno nei suoi stessi ambienti. È proprio qui che emerge la contraddittorietà della posizione politica: se la situazione finanziaria dei pensionati in Svizzera è davvero così desolante e la disparità di trattamento tra i sessi nel sistema pensionistico è così grave come sostiene sempre la sinistra, perché non fa nulla al riguardo? Perché la risposta a una presunta lamentela è l’immobilismo?
Non esiste una risposta convincente a questa domanda. Se il 25 settembre l’attuale riforma dovesse naufragare, l’AVS se la vedrebbe brutta, come è il caso già oggi. Non si guadagna nulla. Se la riforma avrà successo, il primo pilastro sarà stabilizzato almeno per qualche anno. Questo dovrebbe in realtà essere gradito ai sindacati, che sperano segretamente in un aumento delle prestazioni pensionistiche AVS, come hanno ripetutamente dimostrato con diverse iniziative. Alla fine, sembra che stiano semplicemente rischiando il collasso finanziario dell’AVS – “prendere in considerazione” è ciò che gli avvocati chiamano dolo eventuale. Questo deve essere contrastato con la stessa decisione nella politica sociale come nel diritto penale. Dunque: 2 SÌ ad AVS 21!