La popolazione invecchia sempre di più e nei prossimi anni un numero sempre maggiore di persone raggiungerà l’età della pensione. Il nostro sistema pensionistico deve essere adattato alle nuove circostanze. Altrimenti, l’AVS rimarrà presto senza soldi. È quindi giunto il momento di agire e di stabilizzare finanziariamente l’AVS con la riforma dell’AVS 21. Solo se il sistema di sicurezza sociale viene strutturalmente adattato alle realtà demografiche, può fornire rendite sicure a lungo termine.
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AVS 21 – Un passo importante verso la stabilizzazione delle rendite
La demografia
L’AVS è finanziata secondo il sistema di ripartizione. Ciò significa che le persone attive e i datori di lavoro pagano le rendite degli attuali pensionati, essenzialmente attraverso contributi prelevati sui salari. Nel 1948, in occasione della creazione dell’AVS, questo modo di finanziamento era perfetto. Non solo la durata di percezione delle rendite era molto più breve – le persone vivevano meno a lungo – ma ogni rendita era finanziata da sei contribuenti. Con l’invecchiamento demografico e la contemporanea diminuzione del tasso di natalità, questa proporzione è passata a tre contribuenti per un beneficiario. Mentre la speranza di vita dopo i 65 anni è aumentata di otto anni dopo il 1948, l’età generale di pensionamento non è invece cambiata. L’equilibrio si è dunque infranto.
Il risultato di ripartizione è un buon indicatore della salute finanziaria dell’AVS e misura la proporzione delle uscite (rendite versate), che è coperta dai contributi annuali. Dopo il 2014, questo risultato è negativo – e il deficit cresce di anno in anno. Nel 2017, esso superava già il miliardo di franchi. L’iniezione di due miliardi di franchi (aumento dei contributi salariali e dell’IVA) decisa nell’ambito del progetto AVS-riforma fiscale la manterrà a galla fino al 2024 incluso. Secondo le ultime previsioni, il risultato di ripartizione ridiventerà negativo a partire dal 2025 e diminuirà di cinque miliardi di franchi all’anno entro il 2032.
Durante questo lasso di tempo, l’evoluzione demografica prosegue. La grande ondata di pensionamenti dei baby-boomer è iniziata nel 2020. Tra pochi anni conteremo un milione di pensionati in più. Il numero di beneficiari di rendite è più elevato che mai e le entrate non basteranno più a finanziare le rendite correnti. I disavanzi annuali aumenteranno rapidamente e raggiungeranno i 13,7 miliardi di franchi entro il 2032. Per finanziare le spese, occorrerà attingere alle riserve del fondo AVS. Senza riforma, il livello di quest’ultimo diminuirà della metà in dieci anni e il tasso di copertura raggiungerà solo il 40 per cento. In virtù della legge, il fondo AVS con le sue riserve deve però essere pari al totale delle spese annuali dell’AVS (tasso di copertura del 100 per cento).
Questa istituzione sociale deve urgentemente essere risanata se si vuole che rimanga una fonte affidabile di finanziamento per tutti, cioè anche per le generazioni future.
Gli argomenti
Una pensione assicurata senza riduzione delle rendite
Chi ha lavorato e versato i contributi per tutta la vita deve avere una pensione garantita. A causa dell’evoluzione demografica e dell’allungamento della speranza di vita, l’AVS si ritrova però da anni in una situazione finanziaria precaria. La riforma AVS 21 permette di stabilizzare la situazione finanziaria del 1o pilastro e di garantire che le rendite AVS possano essere versate senza riduzioni anche nei prossimi anni.
Autodeterminazione grazie ad un pensionamento flessibile
AVS 21 permette un passaggio «morbido» dalla vita attiva a quella di pensionato. Pertanto, l’inizio della percezione delle rendite potrà essere liberamente fissato tra i 63 e i 70 anni. Questa soluzione elastica attribuisce alle persone attive la libertà di adeguare individualmente e in funzione delle loro necessità il momento di andare in pensione. Inoltre, è ora possibile compensare eventuali lacune di contribuzione precedenti continuando a lavorare in maniera flessibile dopo la pensione e di migliorare così direttamente le proprie rendite.
Ciascuno fornisce un contributo solidale per il futuro
L’AVS si basa su un contratto intergenerazionale equilibrato che beneficia di un ampio sostegno. Se ognuno contribuisce a garantire la sostenibilità dell’AVS, questo equilibrio può essere salvaguardato. Da un punto di vista finanziario, l’aumento dell’IVA rappresenta la misura più importante e sgrava nettamente molto di più l’AVS degli altri. Esso è sopportato dall’insieme della popolazione, indipendentemente dal sesso e dall’età. Parallelamente, una stabilizzazione dell’AVS unicamente attraverso nuove risorse finanziarie non sarebbe più sostenibile. Per affrontare la sfida demografica a lungo termine, sono richieste soluzioni orientate alle nuove realtà. Per questo è necessaria l’armonizzazione dell’età di pensionamento. AVS 21 rappresenta dunque un segno di solidarietà intergenerazionale per una stabilizzazione dell’AVS per il futuro.
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La posizione dell‘USI
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Il Presidente dell’Alleanza del Centro Gerhard Pfister e il Presidente della USI Valentin Vogt discutono il tema dell’AVS 21
L’elettorato svizzero ha ancora una volta la possibilità di portare finalmente l’AVS in acque più stabili e di garantirsi le rendite dopo anni di stallo delle riforme.
Il blocco delle riforme
L'AVS ha alle spalle una storia movimentata, con un passato recente fortemente segnato da riforme fallite.
Entra in vigore la 10ma revisione AVS
Nel 1995 entra in vigore la 10ma revisione dell'AVS, approvata dal 60,7 per cento dei votanti. Nell’ambito di questa revisione, in una prima fase (nel 2001) l'età pensionabile delle donne viene portata a 63 anni e in una seconda fase, nel 2005, a 64 anni. Inoltre, sono stati resi possibili il pensionamento anticipato e lo splitting dei coniugi.
Aumento dell'imposta sul valore aggiunto a favore dell'AVS
Nel 1997, il Consiglio federale ha proposto l'introduzione (dal 1999) del «percento demografico»: per finanziare le spese aggiuntive dell'AVS indotte dalla demografia, l'aliquota ordinaria dell’IVA doveva essere aumentata di un punto percentuale. Il Parlamento ha seguito la proposta e non è stato lanciato il referendum. Dal 1999, quindi, l'AVS dispone di un'altra fonte di entrate e, per la prima volta, di entrate fiscali dirette.
L'11ma revisione dell'AVS viene bocciata alle urne
L'11ma revisione dell'AVS è stata bocciata dal popolo alle urne. Tra le altre cose, prevedeva un aumento dell'età pensionabile per le donne a 65 anni e un aumento dell'imposta sul valore aggiunto a favore dell'AVS.
Il Parlamento affonda anche il progetto di legge successivo all'11ma revisione
Un'alleanza «contronatura» tra destra e sinistra ha fatto fallire in Parlamento anche il progetto di legge successivo all'11ma revisione dell'AVS e quindi l'aumento dell'età pensionabile delle donne a 65 anni e la flessibilizzazione del pensionamento.
La previdenza vecchiaia 2020 fallisce davanti al popolo
Anche l'ultima riforma dell'AVS, la previdenza vecchiaia 2020, è stata bocciata in sede di referendum. La proposta prevedeva l'aumento dell'età pensionabile delle donne a 65 anni, la flessibilizzazione del pensionamento e un finanziamento aggiuntivo attraverso l'aumento dell'imposta sul valore aggiunto. Per le generazioni interessate, però, prevedeva anche misure di compensazione per mantenere il livello delle rendite.
AVS 21 all’esame del voto popolare
La principale assicurazione sociale non è stata oggetto di riforme in 25 anni, nonostante uno squilibrio finanziario sempre più acuto. Ora, dopo anni di riforme bloccate, gli svizzeri hanno nuovamente la possibilità di stabilizzare le finanze dell’AVS.