Nel 1948 è stata creata l’assicurazione per la vecchiaia e i superstiti (AVS). Nel 1960 è stata aggiunta l’assicurazione per l’invalidità. Ma è stato solo nel 1972, 50 anni fa, che è stato finalmente realizzato il concetto dei tre pilastri. Con esso è stato sviluppato un sistema che offre alla popolazione una copertura assicurativa completa per i rischi di vecchiaia, dell’invalidità e della morte della persona che li sostenta.
In vista del 50° anniversario dei 3 pilastri, ci si chiede se questo sistema sia ancora all’altezza delle attuali sfide. Queste discussioni vanno ovviamente ponderate e le riforme dell’AVS e della LPP attualmente in discussione in Parlamento sono urgenti. Ma per gli imprenditori è chiaro che il sistema dei tre pilastri si è dimostrato valido e dovrebbe rimanere in vigore come struttura globale. Le ragioni sono spiegate brevemente qui di seguito.
I tre pilastri del sistema di previdenza vecchiaia si completano a vicenda e allo stesso tempo servono a coprire i diversi rischi della vita. Il primo pilastro, l’AVS, fornisce una copertura di base a tutta la popolazione. Funziona su una base di ripartizione: la popolazione economicamente attiva finanzia i pensionati di oggi. Non viene risparmiato denaro, ma viene direttamente “ripartito”. Tuttavia, poiché il cambiamento demografico significa che sempre meno persone che lavorano finanziano un numero sempre maggiore di persone in pensione, sono necessari adeguamenti strutturali e finanziari. Questi sono stati avviati con la riforma «AVS 21». Ma devono seguire altri adeguamenti.
Il secondo pilastro della previdenza professionale è concepito per garantire la sicurezza finanziaria per esigenze che vanno al di là delle basi di cui sopra. Esso obbliga per legge gli imprenditori a versare almeno la metà dei contributi. In realtà, gli imprenditori contribuiscono in misura molto maggiore. Questo pilastro funziona come sistema di capitalizzazione. Ciò significa che gli assicurati risparmiano un patrimonio individuale che viene investito dagli istituti di previdenza e restituito loro in età avanzata o in caso di decesso/invalidità. Anche in questo caso, i meccanismi di finanziamento e di copertura devono essere adattati alle realtà del cambiamento demografico e del mondo del lavoro più flessibile.
Il terzo pilastro è stato creato per finanziare, su base fiscale privilegiata, le prestazioni non coperte dai primi due pilastri. Si tratta di una copertura aggiuntiva, privata e volontaria, che sta diventando sempre più importante in vista delle crescenti sfide del cambiamento demografico e di modelli di lavoro più flessibili.
Ciò dimostra che l’interazione tra lo Stato, il datore di lavoro e l’assicurato, che hanno compiti e responsabilità diverse nei tre pilastri, funziona in linea di massima perfettamente. Ciò è confermato regolarmente anche da studi, come quelli recentemente pubblicati dall’Ufficio federale delle assicurazioni sociali. Nella stragrande maggioranza dei casi i tre pilastri raggiungono i loro obiettivi socio-politici e consentono di fornire servizi in base alle esigenze e ai modelli di vita individuali. È però urgente apportare modifiche nei singoli pilastri. Di conseguenza è importante portare avanti le riforme in corso e continuare a offrire ai lavoratori, ai pensionati e alle giovani generazioni una buona sicurezza finanziaria in età avanzata.