Un compromesso è necessario

22 Giugno 2020 Opinioni

Il compromesso equilibrato stipulato tra le parti sociali stabilizza e modernizza il secondo pilastro. Questa riforma ha bisogno della previdenza professionale al più presto possibile. Le riflessioni del presidente dell’Unione svizzera degli imprenditori Valentin Vogt con un occhio attento ai giovani.

7,2 miliardi di franchi. Secondo i dati della Commissione federale di vigilanza sulla previdenza professionale (CAV PP), questa ingente somma di denaro è stata ridistribuita dai dipendenti ai pensionati che beneficiano del secondo pilastro nel solo 2019; una violazione del sistema. Misurata in termini di salario assicurato, questa cifra rappresenta una quota del 3,4%. Le generazioni più giovani, ci perdono due volte: da un lato a causa del persistente basso livello dei tassi d’interesse, perché difficilmente possono accumulare capitale per la previdenza vecchiaia. D’altro canto, i giovani ci perdono anche denaro, poiché le promesse di rendita sopravvalutate della previdenza professionale obbligatoria (LPP) dovranno essere finanziate in qualche modo.

Per porre fine a questa deplorevole situazione, la Federazione dei sindacati, Travail.Suisse e l’Unione svizzera degli imprenditori hanno elaborato congiuntamente un compromesso tra le parti sociali. Il Consiglio federale l’ha sottoposto in consultazione nei mesi scorsi. Il compromesso corregge i deficit strutturali più gravi: in primo luogo, il tasso di conversione sarà mantenuto al 6% nonostante l’immediata riduzione dell’aliquota di conversione. Grazie a questa riduzione, la ridistribuzione dai lavoratori ai pensionati sarà notevolmente ridotta. In secondo luogo, i lavoratori a basso reddito e i lavoratori a tempo parziale saranno meglio assicurati. In particolare le donne ne beneficiano sotto forma di rendite più elevate. Da ultimo, i dipendenti più anziani diventeranno più competitivi sul mercato del lavoro grazie a contributi più bassi nella previdenza professionale.

Per garantire il medesimo livello delle pensioni, la cosiddetta «generazione di transizione» ha bisogno di un contributo finanziato solidarmente. Per le prime 15 annate è quindi previsto un supplemento di pensione garantito. Da un punto di vista borghese, questo elemento può essere inquietante. Tuttavia, non solo rende possibile il compromesso, ma rende anche la soluzione accessibile ai settori commerciali. Il compromesso tra le parti sociali è ben bilanciato con costi pari allo 0,8% dei contributi salariali, metà dei quali sono pagati dai datori di lavoro e metà dai dipendenti.

Il compromesso tra le parti sociali riporta la previdenza professionale su basi più solide. Questo andrà a beneficio anche delle generazioni future. Inoltre, un aumento generale dell’età pensionabile, come richiesto anche dai Giovani Liberali Radicali con l’iniziativa popolare «Per una previdenza vecchiaia sicura e sostenibile», rimane inevitabile. È giusto, tuttavia, che questa discussione si svolga nell’ambito del dibattito sull’AVS.

Questo articolo è apparso nell’«Opinione Liberale».