La possibilità di conciliare lavoro e famiglia rappresenta oggi una questione importante per le imprese. Soprattutto in tempi di crescente carenza di manodopera e di lavoratori qualificati, i datori di lavoro hanno tutto l’interesse a restare attrattivi sul mercato del lavoro per il maggior numero possibile di dipendenti. Per questo motivo, essi sostengono i propri dipendenti con diverse misure adeguate alle capacità della loro azienda. Sono particolarmente apprezzate forme di lavoro flessibili sotto l’aspetto del luogo e del tempo.
Nella sua risposta alla consultazione, l’Unione svizzera degli imprenditori non si oppone categoricamente al congedo paternità. Tuttavia, in considerazione del grande interesse da parte dei datori di lavoro, l’USI si affida alla flessibilità operativa delle imprese piuttosto che a regolamentazioni uniformi. I datori di lavoro devono essere liberi di concludere accordi praticabili a livello aziendale, in funzione delle loro rispettive capacità ed esigenze del loro personale. Anche il congedo di paternità è una questione che può essere negoziata nell’ambito dei contratti collettivi. La regolamentazione politica comprometterebbe questa forma collaudata di partenariato sociale.
Il controprogetto indiretto propone un congedo paternità retribuito di due settimane, regolamentato dalla legge e finanziato dal regime delle indennità per perdita di guadagno. È indubbiamente più breve del congedo di quattro settimane previsto dall’iniziativa «Per un congedo di paternità ragionevole – a favore di tutta la famiglia». Tuttavia, l’USI respinge anche il controprogetto perché impone nuovi vincoli alle imprese.
Oltre al congedo paternità, le imprese devono far fronte ad altre richieste, tra cui il congedo per assistenza ai parenti, il congedo di adozione o il congedo parentale prolungato. Per finanziarli, alcuni ambienti politici intendono addossare all’economia ulteriori costi. Va inoltre ricordato che sotto l’effetto dell’invecchiamento demografico, le assicurazioni sociali eserciteranno una pressione maggiore sul costo della manodopera. Il solo mantenimento del livello delle prestazioni della previdenza vecchiaia comporterà oneri aggiuntivi per diversi miliardi. Sulla base di queste considerazioni globali, l’USI respinge ogni aumento dei costi salariali.