Segnale chiaro dal Parlamento per la salvaguardia delle pensioni nel secondo pilastro

17 Marzo 2023 Comunicati stampa

Nella votazione finale, le due Camere del Parlamento hanno approvato la riforma del secondo pilastro. Questo segna la fine di un iter politico annoso e combattuto, che è stato fortemente influenzato anche dai datori di lavoro. Ora è chiaro: ci possono essere state discussioni sulla via da percorrere, ma gli obiettivi della riforma sono stati raggiunti tutti.

È risaputo che gli ultimi chilometri di una maratona sono i più duri. Le discussioni finali sulla riforma del sistema di previdenza professionale (LPP) sono state altrettanto dure. Dopo più di due anni di dibattiti nelle Camere, alla fine è stata necessaria una conferenza di conciliazione per eliminare le differenze rimanenti. Ma il voto finale dell’ultimo giorno della sessione primaverile ha posto fine alle sofferenze: il Consiglio nazionale e il Consiglio degli Stati hanno adottato il progetto a larga maggioranza.

La riforma basa su tre obiettivi: in primo luogo, il tasso minimo di conversione, con il quale gli averi di vecchiaia esistenti vengono convertiti in rendite, deve essere adeguato all’aumento dell’aspettativa di vita. In secondo luogo, il processo di risparmio per i futuri pensionati beneficiari di rendite sarà adattato in modo tale da consentire loro di raggiungere il livello delle rendite nonostante la riduzione del tasso di conversione. In terzo luogo, le basi della previdenza professionale devono essere adattate all’attuale realtà del mercato del lavoro. Le parole chiave sono occupazione a tempo parziale e lavori multipli, che portano a pensioni più basse e che continuano a colpire maggiormente le donne. Una visione d’insieme del progetto adottato mostra che tutti questi obiettivi sono stati raggiunti.

Dal punto di vista dei datori di lavoro, il risultato è quindi molto positivo. Insieme ai sindacati, avevano originariamente elaborato il progetto e l’avevano sottoposto al Consiglio federale. Il Consiglio federale ha trasmesso la proposta al Parlamento, che l’ha adattata in vari punti e ottimizzata in vista della fattibilità politica. Va rimarcato che i datori di lavoro non sono d’accordo con tutti i dettagli delle disposizioni e prevedono significativi costi aggiuntivi per la piazza economica svizzera per oltre 2 miliardi di franchi all’anno. Ma, come nel caso dell’AVS, è importante trovare una via d’uscita dal blocco delle riforme e adattare la previdenza professionale alle nuove realtà. Per questo sono necessari compromessi. Ciò rende ancora più incomprensibili le minacce di referendum che la sinistra avanza da settimane: chi vuole davvero migliorare la previdenza professionale ha ora una possibilità. È il momento di mostrare le proprie vere intenzioni.

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