Per quanto riguarda il Consiglio federale e i promotori dell’iniziativa popolare RASA: «Fuori dal vicolo cieco», anche per i datori di lavoro, la massima priorità è quella di mantenere la libera circolazione delle persone e gli Accordi bilaterali I senza reintrodurre quote di immigrazione. L’UE e i suoi 28 Stati membri sono di gran lunga i principali partner commerciali della Svizzera. Perdere l’accesso a questi mercati esteri avrebbe gravi conseguenze per la nostra piccola economia aperta.
L’Unione svizzera degli imprenditori respinge l’iniziativa RASA per motivi democratici. La legge di applicazione adottata dal Parlamento alla fine del 2016 tiene conto, per quanto possibile, del referendum del 9 febbraio 2014. L’obiettivo principale del Consiglio federale dovrebbe pertanto essere quello di convincere i promotori dell’iniziativa RASA a ritirare le loro richieste e a garantire che l’iniziativa sull’immigrazione di massa sia attuata in modo pratico, non burocratico e favorevole alle imprese a livello normativo.
Le varianti del controprogetto diretto all’iniziativa RASA proposte dal Consiglio federale sono poco chiare, soggette a interpretazioni e, di conseguenza, inadeguate. I datori di lavoro ritengono che la variante 1, che vorrebbe imporre alla Svizzera di tener conto degli accordi internazionali di grande portata per gestire l’immigrazione, sarebbe vista dai difensori dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa come un disprezzo delle regole della politica democratica. La variante 2, che comprende la soppressione del periodo di attuazione triennale dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa, è obsoleta poiché il testo d’applicazione è stato votato dal Parlamento entro questo stesso termine.