Con un valore di 92,2 punti, il barometro congiunturale del KOF si trova nuovamente ben al di sotto della media a lungo termine. Per la prima volta dopo diversi mesi, verso la fine del 2022 è aumentato di 3 punti. L’economia interna continua ad avere un effetto di stabilizzazione sulla congiuntura, soprattutto grazie al continuo e robusto consumo privato. La situazione è più difficile nell’industria orientata all’esportazione, dove le difficoltà economiche si fanno sentire sui mercati di vendita. Le aziende di questi paesi continuano a essere toccate dalla crisi energetica globale, dall’indebolimento della domanda interna a causa del calo del potere d’acquisto e dai persistenti colli di bottiglia nelle forniture. Al contempo, gli effetti di recupero dovuti alla pandemia di coronavirus si stanno gradualmente attenuando. Soprattutto nel settore MEM, la diminuzione delle esportazioni verso importanti paesi di esportazione sta avendo un impatto negativo e gli alti prezzi dell’energia stanno causando problemi soprattutto alle aziende ad alta intensità energetica. Secondo le previsioni congiunturali del KOF, malgrado il rallentamento dell’economia globale, quest’anno il prodotto interno lordo (PIL) della Svizzera crescerà comunque dello 0,7 per cento, a differenza di altri paesi europei, le cui economie si contrarranno.
L’analisi dell’indagine del KOF, che costituisce un’importante base per il barometro dell’occupazione USI, mostra che la maggior parte delle imprese intervistate valuta ancora positivamente sia la situazione economica che l’occupazione, anche se in modo un po’ meno euforico rispetto alla seconda metà del 2022. Per quanto riguarda l’occupazione, le aziende di molti settori prevedono in futuro di aumentare la propria forza lavoro. Rimane la sfida di trovare personale adeguato: nel periodo successivo alla pandemia si sono accumulati posti vacanti, proprio mentre le tendenze demografiche e l’uscita dal mercato del lavoro della generazione dei baby boomer rafforzano ulteriormente la carenza di manodopera. Per sgravare la situazione, è necessario sfruttare meglio il potenziale di manodopera disponibile indigena ma, quale misura sussidiaria, rimane indispensabile l’immigrazione orientata al mercato del lavoro. Hendrik Budliger, fondatore e responsabile del Centro di competenza demografica «Demografik», ha condotto uno studio approfondito sulle tendenze demografiche in Svizzera e nei principali paesi di immigrazione. Conclude che gli scenari che ipotizzano una migrazione costante o addirittura in aumento sono troppo ottimistici. Secondo i suoi calcoli, il numero di occupati in Svizzera diminuirà a partire dal 2025, nonostante l’immigrazione. Gli imprenditori vedono in questo un’altra conferma dei loro sforzi per rafforzare il potenziale della manodopera specializzata indigena. Secondo Roland A. Müller, direttore dell’Unione svizzera degli imprenditori, è necessario un pacchetto completo di misure. Soprattutto, è necessario partire dal tempo di lavoro effettivo. In media, la popolazione attiva lavora quasi 14 giorni in meno rispetto a 10 anni fa. «Per contrastare la carenza di lavoratori qualificati, dobbiamo aumentare il volume di lavoro invece di pensare a ulteriori riduzioni. Soprattutto la riflessione va affrontata a partire dai mini-impieghi inferiori al 40 per cento», afferma Müller.
Con il barometro dell’occupazione, l’Unione svizzera degli imprenditori fornisce una visione complessiva dello stato dell’economia svizzera, con particolare attenzione alle valutazioni settoriali della situazione economica e dell’occupazione, sulla base degli indicatori del KOF.
Ulteriori informazioni
- Roland A. Müller, direttore, tel. 079 220 52 29, roland.mueller@arbeitgeber.ch
- Simon Wey, capo economista, tel. 044 421 17 39, wey@arbeitgeber.ch